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sabato 19 luglio 2008

Oltre la sfera del pensiero

Talvolta il mio stato somiglia a un sogno, e a essi il mio sognare sembra miscredenza. I miei occhi dormono, ma il mio cuore è sveglio; il mio corpo, nella sua rigidezza, è impulso e forza [...] I vostri occhi sono svegli e il vostro cuore dorme della grossa; i miei occhi sono chiusi e il mio cuore è davanti alla porta spalancata. Il mio cuore ha cinque sensi; i sensi del mio cuore sperimentano entrambi i mondi. Una codardia come la vostra non mi trarrà in inganno; ciò che a voi sembra notte, è per me giorno chiaro; ciò che a voi pare un carcere, è per me un giardino; la fatica più grande è per me dolce tregua. I vostri piedi sono immersi nel fango, il fango si muta per me in rose; quello che al vostro orecchio è funebre lamento, è per me fanfara nuziale. Sembra che io stia in terra e che indugi nella casa con voi, e invece salgo, come Saturno, al settimo cielo. Non io mi accompagno a voi, ma solo la mia ombra. La mia elevazione supera i vostri pensieri, perché io stesso ho superato il pensiero. Sì, sono sfuggito alla sfera del pensiero. Io sono il signore del pensiero, non ne sono dominato, come il capomastro è signore dell'edificio. Tutte le creature sono assoggettate al pensiero; per questo sono tristi nel cuore, e piene di afflizioni. Come un messaggio spedisco me stesso al pensiero, per poi sottrarmi a esso secondo il mio capriccio. Sono come l'uccello del cielo, il pensiero è come la mosca ─ che aiuto potrebbe mai darmi la mosca?


Jalâl âlDîn Rûmî, MATHNAWÎ

lunedì 2 giugno 2008

Al di là del mare (1)

Quel che non vedo,
l'infinito oltre il mare,
d'amor m'incendia.

Cinnamologus

* * *

« Nell'oceano del Tuo amore »

O Amico, nell'oceano del Tuo amore
voglio gettarmi, e lì annegarmi, e passar oltre;
un luogo di feste voglio fare dei due mondi:
voglio percorrerli, e mi ci voglio rallegrare, e passar oltre.

Voglio gettarmi nell'oceano, e lì annegarmi,
adm più voglio essere,
voglio essere usignolo nel giardino dell'Amico,
le rose cogliervi, e passar oltre.

Voglio essere usignolo e cantare,
voglio guadagnare cuori, perdere anime al gioco,
voglio tenere la mia testa mozzata nella mano,
voglio offrirTela, al Tuo passaggio, e passar oltre.

Voglio essere usignolo, e poi andarmene,
e correr dietro i cuori,
e poi, colmo d'amore, senza posa
sfregarmi nella polvere la faccia e passar oltre.

Grazie Ti siano rese, Signore: il Tuo volto ho veduto,
ho bevuto nella coppa della Tua unione;
voglio disperder ora ai quattro venti
questa «città-del-tuo-e-del-mio», e passar oltre.

Del Tuo amore Yûnus è folle, o Signore,
è il più umile degli incurabili...
E il mio rimedio è in Te:
Te lo voglio domandare, e passar oltre.
Yûnus Emre, in "I MISTICI DELL'ISLAM – Antologia del Sufismo",
Parma, Guanda, 1991

* * *

Carrickfergus

I wish I was in Carrickfergus
only for nights in Ballygrand
I would swim over the deepest ocean,
the deepest ocean for my love to find.

But the sea is wide and I cannot swim over
neither have I wings to fly.
If I could find me a handsome boatsman
to ferry me over to my love and die.

My childhood days bring back sad reflections
of happy times spent so long ago.
My childhood friends and my own relations
Have all passed on now like melting snow.

But I'll spend my days in endless roaming,
soft is the grass, my bed is free.
Ah, to be back now in Carrickfergus,
on that long road down to the sea

I'll spend my days in endless roaming
soft is the grass, my bed is free.
But I am sick now, and my days are numbered,
come all you young men and lay me down.
Celtic Woman, A NEW JOURNEY, Manhattan Records, 2007


sabato 26 aprile 2008

La prima lettera

Un maestro Sufi prese a rievocare la sua infanzia.


E si ricordò di quando, a scuola, imparò la prima lettera dell'alfabeto.


Quella volta tornò a casa felice, come se gli si fosse dischiuso un nuovo mondo.


Per tutto il tempo non fece che pensare all'àlif, inquadrandolo con l'occhio della mente.


Dopo qualche mese, quando i suoi compagni avevano già imparato le altre, lui era ancora alla prima lettera.


L'insegnante lo giudicò severamente e consigliò ai genitori di ritirarlo dalla scuola.


I suoi studi terminarono così.


Per parecchi anni il Sufi rimase concentrato sull'àlif. Dopotutto, ai suoi occhi quella lettera offriva l'universo intero.


E gli pareva di ritrovarla in ogni cosa, in un gioco di mosaici gioiosi che gli svelavano il segreto della vita.


Essa animava la danza delle creature, permettendo ai silenzi più profondi di riecheggiare nella notte.


Persino le stelle del cielo sembravano impregnate della sua energia.


Il Sufi decise di comunicare la scoperta ai suoi simili.


E andò a far visita al maestro d'infanzia, ormai anziano.


Sulle prime costui stentò a riconoscerlo: «Con un certo sforzo, alla fine, capisco chi sei. Non posso certo annoverarti tra i miei alunni migliori: ho dovuto cacciarti dalla scuola! Ricordo la tua difficoltà: imparasti solo una lettera!»


Il Sufi tentò di replicare: «Ma nell’àlif c'è tutto il mondo! Lo capii sin da bambino!»


Con aria di scherno il vecchio gli porse un foglio di carta, invitandolo a scrivere la lettera prediletta.


Il Sufi non se lo fece ripetere, e tracciò un enorme àlif al centro del foglio.


All'improvviso, dalla carta uscirono ad ali spiegate due bianche colombe.


E nello stesso istante il soffitto si aprì, mentre una luce intensa inondava la stanza.


La scena era del tutto mutata, e i contorni di un angelo sembravano delinearsi nel bagliore!


Solo allora il vecchio si rese conto dell'enorme conoscenza acquisita dal Sufi, in virtù di quella prima lettera.


E a quel punto lo amò teneramente, ammettendo i propri errori e la propria ottusità.


Leonardo Vittorio Arena, IL BIMBO E LO SCORPIONE – 101 storie Sufi,
"Piccola Biblioteca Oscar", Milano, Mondadori, 1996













La lettera àlifL. Fontana, Concetto spaziale: Attesa